UN VENTICINQUE APRILE DI LIBERAZIONE

All’incirca un anno e mezzo fa ho sentito la necessità di tesserarmi all’ANPI.

Perché non l’avevo mai fatto prima? Spiego.

Sono socialista, lo sono diventato convintamente intorno ai miei 18 anni e da allora, sia pure nelle mille peripezie politiche che hanno interessato questa parte politica, ho conservato questa mia impostazione e visione ovunque sia stato.

Da socialista sono stato, sono e sarò sempre fieramente, convintamente, antifascista, questa mia caratteristica rappresenta il limes che definisce ogni mia visione politica, devo riconoscerlo con onestà, in maniera che col passare del tempo è diventata via via più intransigente.

Non avevo mai pensato prima di fare la tessera all’ANPI, mi ero convinto che ormai la sua ragione di esistere fosse essenzialmente celebrativa, una sorta di pantheon riservato ai combattenti (sottolineo la parola combattenti) per la libertà italiani. Un luogo quindi dove un uomo come me, nato nel 1961 e quindi ben dopo che i fatti gloriosi della resistenza si erano verificati, non aveva ragione di esserci.

L’episodio che mi ha portato a consolidare questa convinzione si è verificato alcuni anni fa (era il 2016 per la precisione) quando nella mia città, Potenza, per una serie, diciamo così, di incomprensioni non venne fatta alcuna celebrazione in occasione del 25 aprile e, ancor più grave, comparvero commenti di esponenti del centro destra, allora al governo dell’amministrazione comunale, plaudenti questa disattenzione. Nel pomeriggio alcuni ragazzi, spontaneamente, chiamarono ad un corteo in centro, ricordo di esserci andato indignato per la mancanza di celebrazioni nella mia città, ricordo anche che alcuni di quei ragazzi furono denunciati per aver fatto una manifestazione senza autorizzazione.

I professionisti dell’antifascismo che pretendono a destra e manca di dare lezioni di dottrina quel pomeriggio a via Pretoria non si videro, a rappresentare la nostra generazione c’eravamo solo io e l’ottimo Rocco Catalano; i consiglieri comunali, provinciali, deputati, senatori, segretari cittadini erano tutti oppressi da improrogabili impegni istituzionali, qualcuno era intento a sorbire un buon caffè in un bar del centro.

Con gratitudine ho visto negli anni successivi il mobilitarsi di persone e istituzioni per evitare che a Potenza si ripetesse un incidente del genere.

Davanti a tutto ciò compresi che iscriversi all’ANPI aveva la precisa ragione testimoniale e di impegno, di rinforzare il fronte antifascista e mostrare che in Italia i democratici e gli amanti della libertà avevano imparato la lezione e non avrebbero permesso pericolose riedizioni della tragedia fascista.

Fu così che presi la decisione di fare la tessera all’ANPI.

Mi pare inutile fare la storia della resistenza italiana, voglio sperare che i più ne abbiano almeno un’infarinatura, sappiamo che essa fu caratterizzata dall’adesione di tutte le componenti politiche al C.L.N., alla resistenza parteciparono liberali, cattolici, socialisti, comunisti, militari tutti uniti da una sola principale stella polare, liberare l’Italia dall’esercito Nazista che la occupava e dai traditori repubblichini suoi alleati.

L’ANPI nel suo statuto (articolo 2 lettere a, b, e, g, m) chiarisce molto bene il suo ambito d’azione e anche in maniera chiara il valore che detta associazione da all’ “aiuto e appoggio a tutti coloro che si battono, singolarmente o in associazioni, per quei valori di libertà e di democrazia che sono stati fondamento della guerra partigiana”.

La ragione ideale (e anche sociale visto che lo consacra nello statuto) dell’Associazione è molto chiara, non si presta ad interpretazioni o a possibili equivoci.

Or bene ciò che è accaduto e non è la prima volta, è che il Presidente dell’Associazione ha posizionato la stessa su una posizione politica, pienamente legittima se parla il Sig. Pagliarulo, totalmente inappropriata se parla il Presidente dell’ANPI.

Mi spiegherò con degli esempi.

Abbiamo tutti seguito la questione del Decreto Zan, indipendentemente dalla mia o dalle altre legittime posizioni (la mia è favorevole con qualche perplessità su un paio di punti), ciò che è accaduto è che ANPI si è schierata apertamente a favore del Decreto.

La domanda è: che c’entra ANPI?

Non mi si facciano lezioncine sui diritti, essi sono pienamente garantiti dalla nostra carta costituzionale, l’opportunità di scrivere una legge che sottolinei tale garanzia è figlia dei tempi e delle convinzioni politiche.

Il dibattito sul Decreto Zan più che un dibattito sul principio lo è stato sullo strumento tecnico, ossia sulla norma e sulle modalità con cui il principio condiviso dovesse essere tutelato e su questo piano, differenze politiche sul modo di farlo, erano e restano possibili e legittime.

La posizione dei cattolici iscritti all’ANPI che potrebbero legittimamente essere d’accordo sul principio ma perplessi sulla norma chi la rappresenta? Quella dei liberali? Chi ha deciso che la posizione politica di ANPI dovesse essere questa? E come tale presa di posizione –ribadisco politica– si accorda con i dettati statutari?

L’ANPI si è guardato bene dallo svolgere (e di dare evidenza di averlo fatto) un’azione politica di pressione su tutte le parti in causa per ottenere che si addivenisse ad una soluzione che potesse essere approvata dai più, si è adagiata sulla posizione dei proponenti (che, come si è dimostrato, non aveva i numeri) schierandosi politicamente non sul principio (sacrosanto) ma sul disposto normativo (assolutamente perfettibile a parere di molti).

Andiamo avanti.

Lasciamo da parte i giudizi sui fatti del Donbass più volte espressi dal Presidente Pagliarulo, li derubrico come opinioni personali (ma so anche che certi ruoli implicano responsabilità), ma mi si permetta di ricordare che noi italiani abbiamo avuto le medesime difficoltà con le minoranze alto-atesine. C’è ancora qualcuno che ricorda le bombe? L’organizzazione Ein Tirol? Abbiamo risolto la questione con i nostri vicini dell’Austria, senza invadere l’Austria. Abbiamo trattato, come fa una nazione democratica e, alla fine, abbiamo costruito un modello di autonomia che garantisce tutti.

Perché mai questa regola di civiltà democratica non dovrebbe funzionare per la Russia di Putin?

Potremmo star qui a sofisticare a lungo sull’espansione della NATO verso Est ma il dato di fatto è che alla NATO si aderisce su richiesta e non per conquista e che ci sarà pure un motivo per cui le nazioni ad est dell’Europa trovano meno spaventoso abbracciare l’Europa e gli USA piuttosto che la Russia. O no?

Perché mai la voce dell’ANPI non si è sollevata contro l’invasione della Crimea quasi che fosse un diritto acquisito della Russia strappare pezzi di territorio manu militari agli stati confinanti?

CI troviamo di fronte ad una invasione bella e buona, una guerra tracotante, prepotente, corredata da minacce palesi a tutti, a tentativi di intimidazione degli stati vicini, alla soppressione delle libertà democratiche, ci troviamo di fronte un gigante che cerca di schiacciare un topolino e la posizione che il Presidente dell’ANPI si sente di rappresentare è : l’ANPI è contraria alla cessione di armi all’Ucraina?

Questa posizione è quella di una parte di iscritti non può essere quella dell’ANPI, l’ANPI è qualcosa di più del suo Presidente, è un valore da tutelare e da preservare, da tenere al di sopra di tutti, al di fuori dei marosi delle battaglie politiche pronto a far sentire tutto il suo peso davanti ad ogni minaccia di riemersione del fascismo in Italia. Questa è la sua missione ed in un momento in cui sembrerebbe che il partito di riferimento dell’elettorato più sensibile alle lusinghe del nostalgismo fascista possa incassare un significativo successo elettorale è di primaria importanza avere un fronte antifascista granitico, solidale, unito.

Come non rendersi conto che certe argomentazioni sull’ostinazione “incomprensibile” degli Ucraini a difendersi con la conseguenza dei morti civili è esattamente l’argomentazione usata dai fascisti per criticare le azioni partigiane in Italia? Vi ricorda qualcosa Via Rasella e la strage delle Fosse Ardeatine?

Con franchezza io penso che il Presidente Pagliarulo farebbe meglio a dimettersi, non ha l’equilibrio, non ha la lucidità, non ha la lungimiranza per fare il Presidente dell’ANPI che, assolvendo il compito di rappresentare tutti, deve necessariamente essere attento a ciò che dichiara, alle posizioni che fa assumere all’Associazione e preoccupato sopra ogni cosa a tutelarne il portato valoriale.

La lotta al fascismo è troppo importante per inseguire piccoli momenti di gloria personale o per ritagliarsi un piccolo ruolo utile solo ad indossare una mostrina. Chi vuole legittimamente fare politica attiva lo faccia esprimendosi nell’agone politico senza utilizzare una casacca gloriosissima (quella dell’ANPI) per amplificare posizioni che sono solo le sue o della parte politica cui appartiene.

La modalità con cui ho espresso la mia opinione non è disinvoltura, l’ho fatto come era d’uso fra i nostri combattenti partigiani (ne ho conosciuti anche io) in maniera franca e sincera.

MI permetto di aggiungere in calce il testo di una famosa canzone che in tutto il mondo cantano i combattenti della libertà, sarei grato a qualcuno dei tanti che legittimante non saranno d’accordo con me, se volesse spiegarmi perché il testo di tale canzone non potrebbe essere cantata da un Partigiano Ucraino.

Diciamo la verità, in occasione del 25 aprile, forse è arrivato il momento di liberare l’ANPI e la storia della Resistenza dalla pretesa egemonica degli ex-Comunisti, a cui nessuno vuol fare il torto di rinnegare i meriti ma neanche il regalo di dimenticare che i loro vertici si mossero con il desiderio di consegnare l’Italia ad un altro sistema ugualmente liberticida e sanguinario di quello fascista.

L’ANPI è plurale o, semplicemente non è, bene hanno fatto le autorevoli voci di autentici partigiani a prendere le distanze dalla gaffe del Presidente Pagliarulo che è rientrata di corsa solo dopo il doppio plateale ceffone che gli ha rifilato niente meno che il Presidente della Repubblica (che Dio ce lo conservi a lungo il buon Mattarella).

Vi lascio con le parole della detta celebre canzone, spesso cantate a sproposito, ma che temo molti cantino senza capirle, la speranza è che leggendole il loro significato diventi più chiaro.

Una mattina mi son svegliato,
o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao!
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l’invasor.

O partigiano portami via,
o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
o partigiano portami via
che mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano,
o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao,
e se io muoio da partigiano
tu mi devi seppellir.

Seppellire lassù in montagna,
o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao,
seppellire lassù in montagna
sotto l’ombra di un bel fior.

E le genti che passeranno,
o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao,
e le genti che passeranno
mi diranno «che bel fior.»

Questo è il fiore del partigiano,
o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao,
questo è il fiore del partigiano
morto per la libertà

Viva l’ANPI, viva l’Italia Antifascista, Viva la pace e la fratellanza tra popoli.

P.s.

Una curiosità: Ma perché CISL e UIL non partecipano mai alle manifestazioni sul 25 aprile che sono sempre soltanto targate ANPI e CGIL?

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