Il caso COVID-19 è emblematico. A un anno quasi dalla comparsa di questo virus che, pur essendo ‘acqua di rose’ rispetto alla spagnola, ha finora ucciso un milione e mezzo di persone in tutto il mondo e devastato le economie, la notizia della scoperta del vaccino (ce ne sono una cinquantina, molti ancora sotto test), almeno in Italia, suscita diffidenza: “Ma chi ci guadagna?”, “Cosa vogliono iniettarci?”, “È stato fatto tutto apposta!”, “Sfruttando il fenomeno quantistico dell’entanglement (chi lo dice non sa neanche di cosa sta parlando) ci vogliono controllare”…
Semmai il problema opposto. Di vaccini non ce ne saranno a sufficienza per tutti, e schiere di matematici sono già all’opera per valutare il ‘modello’ più efficace all’ottimizzazione. L’Etica è un demone che non dà pace: si deve mirare a ridurre la mortalità? se sì, allora bisogna vaccinare prima le fasce ad alto rischio (anziani, soprattutto); si deve mirare a ridurre il contagio? in tal caso il vaccino va fatto soprattutto ai giovani e ai giovanissimi, veicoli di trasmissione per eccellenza. Non è facile, decidere. Comunque anche vaccini con efficienza inferiore all’80%, che riescano a coprire una fascia sufficiente della popolazione, potrebbero riuscire a risolvere il problema. Bisogna tentare. E avere fiducia nella scienza: non dà certezze (non ne potrà mai darne) e può commettere errori, ma comunque rappresenta la miglior forma di pensiero dacché l’uomo è comparso sulla Terra.
Alcuni dei nuovi vaccini, poi, hanno una caratteristica che li rende innovativi. Mi riferisco a quelli messi a punto dalle case farmaceutiche Pfizer e Moderna, ad esempio. Entrambi agiscono attraverso l’RNA messaggero (mRNA-1273) della proteina Spike, quella che conferisce la classica forma a ‘mina’ ai coronavirus. In sostanza, anziché preparare il sistema immunitario alla lotta iniettando nel corpo frammenti inattivati di virus, questi vaccini, tramite l’mRNA (contenuto in un vettore lipidico) insegnano loro a costruirsi frammenti superficiali di Sars-Cov-2 per allenarsi a combattere il virus. A volerla dire in termini pittoreschi, se prima si allenavano i marinai facendoli combattere con pirati indeboliti, per prepararli ad affrontare quelli forti una volta arrivati a bordo in un attacco vero, adesso li si addestra con un ‘simulatore’.
Il vaccino ‘Moderna’, pronto dal 16 marzo scorso, ha già superato la terza fase di sperimentazione). Esso ha il vantaggio, rispetto a quello della Pfizer, di poter essere conservato a temperatura-frigo grazie all’utilizzo di particolari eccipienti. L’altro, invece, deve essere tenuto a ottanta gradi sotto lo zero, cosa non facile, soprattutto durante il trasporto.
Anche la svedese AstraZeneca (fra numerose altre aziende) è su una direttiva simile. Il suo vaccino si conserva a 4°C. Ma, anziché il ‘simulatore’, utilizza, come altri in riffa, un adenovirus inattivato ricavato da una scimmia. C’è una ragione anche per quest’ultima scelta: alcuni individui potrebbero aver sviluppato anticorpi verso mRNA umani (che, tuttavia, altri laboratori utilizzano).
Per i vaccini inizia una nuova era. Polèmos, che lo si voglia o no, resta il re del mondo: cambiano solo le tattiche di guerra. ‘Polemica’, invece, è una sua figlia degenere, e non evolve mai.
(Ringrazio Dario Anobile per avermi spiegato alcuni dettagli tecnici che non mi erano chiari)
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