
“Calotoponomastica” si può dire?Non lo so. Però se esiste una brutta toponomastica, ne esiste anche una bella. E quindi abbasso la cacotoponomastica. E viva la calotoponomastica.
La riflessione scaturisce dalla bella targa in fotografia, ripresa in un vicolo di Bologna.
La strada, via Benozzo Gozzoli, è indicata con nome e cognome per esteso (non puntato), rispettando le maiuscole, indicando il periodo storico (XV secolo) e il motivo per cui il personaggio evocato, è un pittore, merita di essere ricordato.
Mi piacerebbe che ogni strada, ogni piazza, ogni vicolo riportasse, su palo o su pietra, con chiarezza e democraticamente, l’intitolazione agli uomini illustri e meno illustri, famosi nel mondo o solo per una piccola comunità. Ne parlavo anche in una precedente Didascalia. Il lettore mi perdonerà.
A volte può accadere che un nome possa incuriosire, stappando un pandorico vaso di conoscenze. Qualcuno disse una volta che per fare poesia a volte basta un data o un luogo. Non so. Di certo, si può fare un po’ di storia partendo da un grumo di lettere, issate su un pennone o incise su lapide. Mi piace crederci. Mi piace pensare che si possano fare dei piccoli viaggi nel tempo, partendo dalla “bella e buona” toponomastica.
Ho utilizzato “via Benozzo Gozzoli” non a caso. Infatti, ci abita mia figlia, Beatrice, e il cugino più piccolo della nidiata Defina (ramo materno), Matteo. È una stradina di 200 mt a ridosso della Via Emilia (sì quella di Guccini), in corrispondenza di Pontevecchio.
E io il viaggio temporale, sintetico, me lo faccio e ve lo propalo.
Benozzo Gozzoli fu un pittore straordinario, allievo del Beato Angelico. Fu assoldato da Cosimo il Vecchio e Piero il Gottoso per affrescare la cappella privata di famiglia, quella che ora è conosciuta come Cappella dei Magi (1459-60) nel Palazzo Medici Riccardi a Firenze.
La cappella che doveva onorare e dar lustro alla potente famiglia dei Medici divenne il suo capolavoro. Nelle tre pareti maggiori è raffigurata la Cavalcata dei Magi. Un tema religioso e ricorrente nell’iconografia medievale e rinascimentale. Ma in questo caso, l’obiettivo non era solo spirituale. Divenne l’occasione per immortalare, non v’era altro modo per destinarsi ai posteri, un importante evento politico che diede prestigio alla casata dei Medici, cioè il corteo di personalità che arrivò a Firenze da Ferrara, dove era scoppiata la peste, in occasione del Concilio di riconciliazione del 1438-1439 tra la Chiesa Latina e quella Bizantina (anche se in realtà l’accordo rimase solo sulla carta).
L’affresco, che si snoda lungo le pareti della cappella, è una vera e propria pellicola cinematografica, che stordisce per bellezza, per cromatismo e per la fitta foresta di dettagli simbolici e figurativi, quasi fiamminghi. Fondendo religione e politica, costume e storia, opulenza ed esotismo, mecenatismo e visionarietà borghese.
La Cavalcata dei Magi è il trionfo del Rinascimento.
Nel corteo dei Magi guidati da Melchiorre, vestito di rosso, è possibile riconoscere banchieri, collaboratori e sostenitori politici dei Medici. Ad essere in evidenza sono proprio i membri della più celebre famiglia fiorentina, il giovane Lorenzo il Magnifico, il padre Piero il Gottoso, gli zii, Giovanni e Carlo, il fratello, Giuliano, il nonno, Cosimo il Vecchio. Ovviamente in pompa magna. Seguiti da Sigismondo Malatesta e Galeazzo Maria Sforza, signori rispettivamente di Rimini e di Milano. In questa straordinaria galleria di personaggi compaiono anche l’Imperatore d’Oriente Giovanni VIII Paleologo, Giuseppe II, Patriarca di Costantinopoli, Sigismondo Pandolfo Malatesta e Galeazzo Maria Sforza, il papa Eugenio IV e il celebre umanista, Enea Silvio Piccolomini, che diventerà poi papa con il nome di Pio II. E altri.
Non poteva certo perdere l’occasione per immortalarsi. Si ritrasse con lo sguardo rivolto verso lo spettatore, con un copricapo rosso su cui campeggia il suo nome. La firma.
A guardare le volute di questa processione laica e spirituale al tempo stesso si resta colpiti per le fogge colorate degli abiti, per gli eccentrici copricapi, per le eleganti e luminose acconciature, per le bardature e i finimenti dei cavalli. Che restituiscono in un attimo tutta l’arte, il gusto e l’esaltazione del bello, tipici del periodo più fulgido del nostro passato.
In un piccolo ciclo di affreschi, scopriamo un dossier di storia con una quantità inaudita di informazioni, sulla cultura, sulla moda, sui protagonisti del tempo. L’arrivo della delegazione dall’Oriente, con i loro abiti sontuosi, strabiliò la Firenze del tempo, tanto da essere ricordata anche negli anni successivi, e colpì anche gli artisti del tempo, come Benozzo Gozzoli. Che si superò per rendere spettacolare quella dimensione fiabesca. E non esitò ad utilizzare lapislazzuli, lacche e oro, per annichilire lo spettatore, realizzando un ciclo pittorico tra i più affascinanti dell’arte e del costume di tutti i tempi.
Un’auto cerca parcheggio, un infermiere esce sul marciapiedi dalla residenza per anziani. In fondo, nel campo di calcetto, accanto alla Chiesa di S. Teresa del Bambin Gesù, i bambini in pettorina giocano urlando, mentre il campanile si batte il petto.
Ecco, il tuffo nel Rinascimento è terminato, si ritorna in via Benozzo Gozzoli.
Lo ringrazio per il viaggio. E scatto la foto alla targa.
Passa un cinese in bicicletta che mi guarda e sorride. Starà pensando che sono scemo.